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Sopa e Pipa, la protesta del web contro le riforme del copyright in Usa. Ecco perché riguarda anche l’Italia. Lo schema Q&A di Anna Masera.

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Tutti contro il Congresso e il Senato Usa. Darebbero al governo un potere di censura, accusa la gente del web.

Wikipedia ha annunciato per domani 18 gennaio uno sciopero di un giorno contro le proposte di legge antipirateria negli Usa. Perchè? 

L’enciclopedia partecipativa no profit aderisce alla protesta mondiale contro due leggi in discussione al Congresso per difendere il copyright delle industrie dei media e dell’intrattenimento. Le misure sono al centro di un acceso dibattito che ha visto anche un botta e risposta a distanza tra Rupert Murdoch e la Casa Bianca, accusata dal magnate dei media di aver scelto per motivi elettorali di schierarsi «con i pirati» contro Hollywood.

Di che leggi si tratta più precisamente?

Lo «Stop Online Piracy Act» (o «Sopa») e il «Protect Ip Act» (o «Pipa»), formulati per arginare la diffusione in Rete di contenuti protetti da copyright. La prima è in discussione alla Camera, la seconda al Senato. Entrambi i testi hanno ottenuto il sostegno di Hollywood e dell’industria discografica, mentre colossi del web come Google, Twitter, Facebook e Yahoo! hanno espresso riserve spiegando che «concederebbero al governo Usa il potere di censurare internet con procedure simili a quelle usate da Cina, Iran e Malesia».

Chi ha annunciato la protesta a nome di Wikipedia e chi coinvolgerà?

Il fondatore Jimmy Wales ha twittato: «Studenti attenzione, fate i compiti presto mercoledì. Wikipedia protesta contro una pessima legge». La versione inglese di Wikipedia sarà offline per 24 ore, il blocco coinvolgerà 100 milioni di persone.

Protesta solo Wikipedia?

No, diversi siti Internet, aziende e utenti del Web hanno aderito alla protesta, ma in modo diverso.

Perchè?

Perchè lo sciopero è solo una di tante modalità possibili. Per aziende no profit come Wikipedia non costa nulla, ma la maggior parte delle aziende a scopo di lucro, chiudere il servizio comporterebbe un danno economico.

Quali altre forme di protesta sono previste?

Per esempio Google ha spiegato che oggi ci sarà un’iniziativa in rilievo sulla sua homepage Usa per spiegare che si oppone a questi disegni di legge «perchè ci sono altri modi intelligenti e mirati di chiudere i siti esteri non autorizzati senza chiedere alle società americane di censurare Internet».

In che senso si tratta di una protesta mondiale?

Dopo il blackout annunciato nei giorni scorsi da numerosi siti come Mozilla, TwitPic, Redhat, il collettivo Anonymus e il popolare blog BoingBoing dello scrittore Cory Doctorow (che sta pubblicizzando un meetup fisico, non virtuale, per oggi a New York), nelle ultime ore è arrivata l’adesione di Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia.

Perchè la protesta interessa anche gli utenti italiani?

Perchè i contenuti su Internet sono globali e una censura Usa avrebbe effetto ovunque. Secondo i detrattori delle leggi antipirateria al vaglio negli Usa si tratta di un grande esperimento di censura che metterebbe a rischio la libertà di espressione online, e che avrebbe un impatto devastante sull’intera architettura di Internet, perchè interferirebbero nel modo in cui i siti possono essere raggiunti, rendendoli in ultima analisi insicuri.

Chi, sul Web, ha preso posizione contro la protesta?

Pur appoggiando la protesta, il Ceo di Twitter Dick Costolo ha bollato come «sciocca l’iniziativa di chiudere un business globale in risposta a una legge locale» – forse perchè qualche giorno fa è intervenuto Obama.

Qual è la posizione della Casa Bianca e perchè Murdoch l’ha attaccata?

«Sebbene riteniamo che la pirateria online sia una problema grave che necessiti di una seria risposta legislativa – ha scritto la Casa Bianca in un comunicato ufficiale – non sosterremo leggi che riducono la libertà di espressione, aumentano il rischio in materia di cyber-sicurezza o minano il dinamismo e l’innovazione di internet a livello mondiale». Non si è fatta attendere – via Twitter – la risposta di Rupert Murdoch. «Obama ha attirato nel suo campo i padroni della Silicon Valley», definendo Google «leader della pirateria online».

Tra Murdoch e Obama chi è più ascoltato negli Usa?

Dopo gli scandali che hanno coinvolto i suoi media, Murdoch ha perso autorevolezza. Dopo l’intervento della Casa Bianca si sono ammorbidite alcune posizioni politiche negli Usa e qualcuno dal Web inizia a cantar vittoria. Ma i due progetti di legge sono ancora in piedi e il voto previsto per oggi è stato rimandato probabilmente alla prossima settimana.

Chi coordina la protesta?

http://www.sopastrike.com

Anna Masera

L’analisi di Anna Masera su La Stampa la leggi qui


Archiviato in:La materia dei segni Tagged: anna masera, Google, Jimmy Wales, pipa, Rupert Murdoch, sopa, TwitPic, Twitter, Wikipedia

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